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Egitto, il video-scetticismo sul reporter che filma la sua morte

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Si può dubitare della morte di un uomo persino se è stata ripresa da lui stesso. Gli ultimi 26 secondi di vita di Ahmed Samir Assem, fotoreporter egiziano autore del video in cui si vede un cecchino sparare dritto verso la telecamera, hanno scioccato il mondo. Raccontano la storia del giornalista che ha ripreso la propria morte mentre avveniva. Eppure “le circostanze della morte del giovane – scrivono il Telegraph e The Atlantic – sono difficili da provare”.

Nei commenti al filmato finito anche su YouTube diversi utenti lo bollano come “fake”. Si chiedono come mai le riprese degli scontri dell’alba di lunedì al Cairo sotto la sede della Guardia Repubblicana si interrompano così all’improvviso: cioè quando il cecchino, con tutta probabilità un militare dell’esercito egiziano, sembra sparare verso l’obiettivo. Si vede un brevissimo movimento di camera e nient’altro: non una caduta, non un frame nero. Semplicemente, il video finisce. Come la vita di Assem.

A spiegare la storia del suo ritrovamento è stato Ahmed Abu Zeid, giornalista di Al-Horia Wa Al-Adala, lo stesso giornale per cui lavorava Assem. Non un quotidiano qualunque, ma la voce ufficiale del partito di Mohamed Morsi, Libertà e Giustizia, contro i cui sostenitori l’esercito spara da diversi giorni. “Intorno alle 6 un uomo è entrato nel media-center (che dista un miglio dal luogo degli scontri, ndr) con una camera insanguinata e un telefono cellulare, dicendo che un nostro collega era stato ferito. Un’ora dopo abbiamo avuto la conferma che Ahmed era morto”.

La camera insanguinata viene presa in custodia dal collega di Assem. Poco dopo altri giornalisti presenti sulla scena confermeranno la versione che il video sembra fornire: Ahmed è stato ucciso da un colpo di fucile in fronte. Le immagini ritrovate nella camera verranno mostrate più tardi in una conferenza stampa dei Fratelli Musulmani. Il video integrale, però, ce l’hanno soltanto loro: dei quasi 20 minuti di riprese che dicono Assem abbia realizzato prima di morire, vengono resi pubblici dalla Fratellanza solo alcuni estratti. E il Telegraph, che dà per primo la notizia poi ripresa da tutto il mondo, scrive di non aver ottenuto risposta “alle richieste di visionare un originale del file”.

In un’altra epoca, quando era impossibile separare hardware e software, forse non si sarebbe dubitato dell’autenticità di quelle immagini, anche se i primi video-scetticismi risalgono almeno allo sbarco dell’uomo sulla Luna. Oggi quella testimonianza giornalistica di enorme valore, che racconta i fatti attraverso gli occhi di un giornalista che diventano i nostri quando quel fucile punta dritto verso l’obiettivo, non riescono a convincere tutti.

Perché qualcuno, per ragioni ancora da chiarire, ci ha messo mano, le ha “editate”, rendendole meno chiare e disperdendone parte della forza. Ora quei 26 secondi di filmato non sono più un contributo giornalistico, ma sono diventati uno strumento di lotta politica tra due fazioni in guerra. Qualche anno fa un video come quelle di Assem non ci sarebbe nemmeno arrivato. Ma oggi che ogni immagine può essere ritoccata, stentiamo a credere persino alla morte.


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